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pensieri sparsi…

Ho già parlato http://forzabrindisi.myblog.it/archive/2011/02/11/brindis… di  “quanto è importante una informazione corretta, chiara e completa. Se poi c’è competenza, passione ed obiettività è ancor meglio: diversamente si rischia -anzi:talora avviene- di creare delle faziosità non disinteressate che finiscono col dividere “. Naturalmente ho solo scoperto l’acqua calda. Ma non sempre  dire cose scontate -addirittura ovvie- è sbagliato o indice di banalità. Anzi, già gli antichi sapevano bene che repetita juvant  e quindi non ho rèmore: senza indugio amo ripetere certi concetti. E lo faccio perchè ciò giova, appunto. Faccio un esempio che, naturalmente, apparirà banale e già sento la eco dei “era bbuenu ci erunu quisti li problemi” (che esprime una sorta di benaltrismo del volgo) : tutti sappiamo che le indicazioni del Codice della strada e

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 la segnaletica vanno rispettate, ma sul tratto terminale di Via Andrea Mantegna -all’altezza dell’ufficio postale- praticamente vengono ignorate. Vi è, in quel tratto, un divieto permanente di sosta su entrambi i lati della strada. Naturalmente ciò è abbondantemente indicato dalla segnaletica. Eppure durante le ore d’apertura del già citato ufficio quel tratto di strada è pericolasamente intasato dagli scorrettissimi automobilisti che parcheggiano selvaggiamente laddove è vietato. E ciò avviene nella indifferenza pressochè totale. Da dire che in quel punto transitano i bus di linea -circa ogni quarto d’ora- e lascio immaginare come è contento l’autista del mezzo pubblico quando deve infilarsi in quell’imbuto! Ribadisco: indifferenza pressochè generalizzata, anche espressa dal silenzio dei passeggeri del mezzo pubblico durante le mille manovre che sono necessarie per superare quella strozzatura causata dal comportamento indisciplinato degli automobilisti. Eppure criticare è lo sport preferito ed invece niente: nessuno che si meravigli della assurdità di quei parcheggi. Tanto più assurdi se si considera che, lì nei presi, vi sono ampi spazi di parcheggio-pubblico e privato- assolutamente gratuito e tutt’altro che distante. No. Devono parcheggiare lì, a due metri dalla posta.

Ho già detto che sono consapevole di quanto sembrerà futile questa mia denuncia. Ma, non solo non è futile: è un esempio di come cose che paiono ovvie, scontate in realtà non lo sono. Lì, nonostante in teoria siam tutti daccordo che vanno rispettate le norme in realtà esse vengono puntualmente violate.santelia 4 dicembre 2009 004.jpg

E comunque è solo un esempio di cui mi sono servito per ribadire il concetto del repetita juvant. Ora, tutti sappiamo che un ladro non gradisce di sentire che il suo è un gesto grave, ingiusto, un peccato che danneggia lui ed altre persone. Ed un evasore fiscale abituale, ad esempio chi regolarmente non rilascia fattura, difficilmente parteciperà ad un convegno in cui si parla dei danni provocati dalla pessima abitudine -oltre che reato- di evadere il fisco e truffare lo Stato. Così un giornalista  improvvisato  e scorretto (e magari anche poco preparato ed incompetente) non gradirà leggere laddove si parli del livello basso toccato dal giornalismo locale. Ed invece ciò và ribadito. Di fronte a storture propinate quotidianamente non si può rimanere inerti e silenti. Anzi: bisogna indignarsi e gridare con tutte le proprie forze. Ma qualcuno potrebbe dirmi: “ma ti sei messo in testa di catechizzare gli abitanti di una città che ha voluto quasi alla unanimità come loro principale rappresentante un pluricondannato? Ma allora sei un illuso o, peggio, un matto”. Ed io, di fronte a tale appunto, non potrei che annuire in silenzio. E magari pensare a quel nostro grandissimo concittadino che già cinque secoli fà ravvisò bassezze e corruzione e, pur amandola, non ci tornò mai. Neppure da morto. Naturalmente parlo di Padre Lorenzo da Brindisi (al secolo Giulio Cesare Russo, nato in via Carmine), santo e Dottore della Chiesa.

cosimo de matteis

B R I N D I S I CAPITALE D’ITALIA : “tutti i Brindisini dovrebbero farsi sentire”

Come molti concittadini sapranno Brindisi  è stata esclusa dalla manifestazione  di avvio di una serie di iniziative che saranno organizzate per celebrare il centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia. Il Sindaco della Città,Mennitti, ha scritto una lettera molto chiara al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ed ha fatto bene.brindisi---capitale.jpg

Altri Rappresentanti istituzionali(ad esempio il Presidente Ferrarese)si stanno muovendo nella medesima direzione e la Testata locale “Senzacolonne” si stà coraggiosamente, e da tempo, battendo per tale causa.

Una nostra concittadina ha preso carta e penna e pure lei ha sentito il dovere di scrivere al Presidente Napolitano. Ecco il testo della lettera inviata dall’ingegnere De Matteis:

Stamattina (10 Gennaio) ho spedito al Presidente della Repubblica una lettera dicendo che mi univo alle lettera di ben più illustri cittadini di Brindisi come me. Ho detto al Presidente che la storia non si può cambiare nè si può dimenticare e ho detto che nella storia non ci sono periodo storici più importanti e quelli meno importanti. Ho detto che “O gli storici hanno detto il falso o i miei genitori, nonni zii e parenti non hanno capito niente di quello che succedeva a Brindisi in quei 5 mesi”. Ho chiesto che venga consegnato anche al Sindaco di Brindisi la bandiera tricolore così come è stata consegnata a Chiamparino, Alemanno e Renzi.

Credo che tutti i Brindisini dovrebbero farsi sentire. Brindisi ha tutto, storia, cultura, generosità, porto, clima, luogo geografico eppure non se ne vanta mai. Oserei dire “Niente di nuovo sotto il cielo” del porto di Brindisi che da secoli ha sempre accolto e continua ad accogliere popolazioni, a partire dai Romani, agli spagnoli, albanesi, soldati, “Re fuggiaschi che scappano da Roma”, con moglie e seguito, gente disperata che viene dai Paesi dell’Africa, Primi Ministri, Generali fino al Santo Padre. Chi viene al porto di Brindisi è salvo, non per niente in tutto il mondo si dice “facciamo un Brindisi o brindiamo”, perchè al tempo dell’impero Romano, quando Via Appia finiva a Brindisi i soldati romani partivano dal porto in guerra per conquistare le nuove terre. download 1 gen 01 024.jpg

Solo pochi soldati riuscivano a tornare vivi al porto di Brindisi sopravvissuti alla guerra. Entrare allora nel porto di Brindisi significare rientrare nell’impero romano ed essere salvi. Allora i soldati si facevano l’augurio di “ritrovarsi sani e salvi al porto di Brindisi” per festeggiare e da allora che è rimasta e tuttora quando si fa un auguri si continua a dire “speriamo di tornare sani e salvi al porto di Brindisi”.

Silvana Maria De Matteis