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LA LEGGE ED I FUORILEGGE

Torno a parlare -per la ennesima volta- della situazione dell’ORDINE PUBBLICO. Essendosi verificati episodi di pesante intolleranza verbale ed avendo toccato con mano l’astio e la ostilità presente in un certo numero di “tifosi” debbo ricordare a tutti, a me stesso per primo, che esiste una Legge ed esistono le Forze dell’Ordine. E meno male. Non siamo nella giungla e non vige la anarchia nè la “legge del più forte”: è bene sempre ricordarlo, tanto ai più giovani come ai più maturi. Nessuno pensi di “farsi giustizia” da sè, rispetto a torti veri o PRESUNTI. Ed in tal senso continuo a confidare nella sana azione delle Forze dell’Ordine in ambito investigativo, preventivo e repressivo. Nessuno può pensare di minacciare e di restare impunito. Nessuno ha il diritto di istigare alla violenza. Frasi del tipo “e se non ci salviamo ricordati di sparire” non possono essere più tollerate. C’è una cittadinanza SANA, che crede nella Legge ed Essa rispetta. Questa, anche questa, và tutelata da ogni forma di violenta intolleranza che diventa, talora, insulto grave, calunnia e minaccia.

A corredo di queste mie accorate considerazioni pubblico ulteriori riflessioni sulla situazione attuale del calcio a Brindisi:

Anzitutto una nota di merito ed un plauso sincero: il primo cittadino, Domenico Mennitti, nel caricarsi sulle spalle la ennesima croce di questa sventurata città (sventurata perché si compiace del malaffare e del clientelismo ed invece d’andare avanti vorrebbe tornare indietro) ho compiuto un gesto che è molto significativo. Ha avuto al suo fianco, fin dalle primissime fasi, rappresentanti delle Forze dell’Ordine e del grado piu alto. Unitamente alla di lui serietà la presenza –anche fisica, come mostrano le immagini televisive- di questi ottimi servitori dello Stato ha contribuito a rendere credibile ed interessante tutta la “mission”.

Mi riferisco naturalmente al tentativo –l’ennesimo- del Sindaco di Brindisi di salvare la barca del calcio brindisino miseramente e colpevolmente incagliata negli scogli (o impantanata nella melma, se preferite).

Ciò è avvenuto all’indomani dell’ennesimo riacutizzarsi del cronico stato d’emergenza. Non che prima non fosse intervenuto, anzi. Solo che ad un certo punto, da uomo saggio ed Amministratore accorto, ha compreso nitidamente  la china che la vicenda aveva preso. Beninteso: questo non è un racconto del passato. La cosa è ancora attuale, e lo sarà ulteriormente nei prossimi mesi.

Dicevo: ha compreso la serietà della situazione e  anche le possibili ripercussioni sull’ordine pubblico : per questo lodo pubblicamente la scelta di agire in sinergia con la Questura e spero –anzi: ne sono certo- la cosa continui.

Non ho intenzione di ricordare le responsabilità dell’attuale stato di cose: i fatti sono quelli. Peggio per chi capoticamente e pregiudizialmente vuole vedere altri scenari, altre responsabilità. Res sunt, inutile rivangare. Anche perché, è noto, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Di più: bisogna fare i conti con la cieca furia di chi non riesce ad accettare la realtà. Una realtà che per quanto amara quella è.  Ed invece campeggiano e si odono slogan che appaiono totalmente slegati dalla realtà delle cose. Figuriamoci se mi cimento nella interpretazioni delle radici sociologiche e culturali di tale stolta ottusagine, per carità. Sono invece preoccupato per chi avrà il duro compito di gestire la furia  -cieca, dissennata e nutrita di pregiudizi-  di queste persone quando dovranno prendere atto, giocoforza, della realtà.

Sono preoccupato da cittadino. Perché, come tifoso e uomo di sport, ho la cultura della sconfitta. So bene che non sempre si può vincere. E che, anzi, occorre fare tesoro delle misere deblacle intervenute proprio per evitare di perseverare nei medesimi passi errati.

Tuttavia, pur essendo preoccupato, sono moderatamente ottimista. E sapete perché? Proprio per quanto asserito in quelle battute d’apertura. Non siamo nella repubblica delle banane e non vige la legge della giungla, la legge del più forte (che poi, per inciso, nel bailamme, càpita di trovarsi di fronte a meschini comportamenti catalogabili con il motto “forti coi deboli e deboli coi forti”, ma questo ci svierebbe troppo dal discorso). Esiste una Legge. Ed esistono delle Forze dell’Ordine. E meno male.

Se i vili cercano una strana anomìa  –strana perché, contraddittoriamente, talora la norma la si cerca e la si rivendica  eccome!- che trivialmente si esprime con quei beceri “cori” che purtroppo tutti conosciamo (che esprimono quello stesso folle concetto, messo mille e mille volte per iscritto nei muri, secondo il quale “contro lo Stato non è reato” ) allora a costoro, con le buone o con le cattive, occorre far capire dura Lex sed Lex. E che la Domenica si può pure giocare – e magari anche vincere- contro lo Spongano o il Grumo Appula senza che ciò costituisca un dramma ed anzi divertendosi. Questa è la cultura della sport che è spesso violentata –ma questo è un discorso dell’intera Nazione- dalla cultura del vincere facile, vincere subito che anche spregiudicati personaggi del mondo dello sport a volte sposano. Se poi aggiungiamo che i giovanotti  di oggi  son stati “educati” al culto del tutto e subito  (e spesso i genitori non sono estranei a ciò, anzi!) allora il quadro è completo. E non è un bel quadro. Anzi: è decisamente brutto.

un pensierino. Anzi, due

1)Se il Brindisi non è miseramente fallito e scomparso dal panorama calcistico lo si deve al costante, paziente, premuroso, saggio lavoro del Sindaco Mennitti. Potete fare cruci all’ambersa, parlari lu giargianesi, fare i cafoni, tutto quello che volete ( e che collima con le attitudini di ciascuno) ma la realtà è quella, immutabile: Domenico Mennitti ha salvato il Brindisi dal tracollo in cui altri l’avevano miseramente e forse dolosamente sprofondata. Res sunt.

 

2)In fondo ritrovarsi a fare il “giornalista” (o il tele”giornalista”) per mero fatto accidentale può accadere (nella nostra realtà accade con una percentuale vicina alle tre cifre). Quello che andrebbe rigorosamente fatto è -salvo gli aspetti legali, contrattuali, economici che dò per scontato che vengano rispettati completamente- un doloroso ma doveroso taglio rispetto agli incapaci. Un “mi spiace, non è per te” risolverebbe molte cose. Invece i problemi, con la cattiva informazione, aumentano. E Brindisi non ha proprio bisogno di questi problemi.

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Nessun timore

Non temete, amici tifosi. Non ci riguarda il can can di voci attorno al giro del calcio scommesse. E’ una cosa deprecabile, così come è da condannare l’episodio che si verificò nella nostra città. Ma oltre a Brindisi -vibonese (che la gara era stata attenzionata dall’ufficio inchieste lo sappiamo tutti da almeno tre mesi) io penso pure alle dieci gare precedenti in cui i nostri campioni han rimediato ovunque delle figure barbine: non è pure quello da condannare, quantomeno sul piano morale e sportivo? E noi lì sotto la pioggia e col freddo a tifare… Ma lasciamo perdere sennò -mi conosco bene- poi devo parlare dello smodato attaccamento al denaro et cetera et cetera. Andiamo avanti. Presto sarà solo un brutto ricordo. Attendiamo uomini nuovi e soprattutto uomini seri. Preciso: per me Antonio Pupino è una persona seria, non mi riferisco certo a lui. E se il calcio non sparisce a Brindisi lo dobbiamo proprio a lui. A lui ed al Sindaco Mennitti. Questa è la realtà. Il resto sono chiacchere e pregiudizi.